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sabato 27 luglio 2013

Amour, un film di Micheal Haneke


“Amour” è il capolavoro cinematografico di Micheal Haneke, vincitore della Palma d’Oro  alla  65ª edizione del festival di Cannes e nominato a miglior film, regia e sceneggiatura agli Oscar di quest’anno.  



Il regista austriaco è riuscito con grande maestria e savoir-faire a trattare un argomento ostico e crudo che richiede una certa sensibilità come il confrontarsi con la fine della vita. Georges ed Anne, interpretati dai due attori francesi Jean-Louis Trintignant ed Emmanuelle Riva, sono una tenera coppia di anziani, alla soglia degli ottant’anni, uniti fin da sempre dal grande amore per la lettura e per i concerti di musica classica che si continuano a concedere come momento estatico del loro quiete ed appartato vivere. Trascorrono una tranquilla esistenza, fino a quando Anne viene colpita da un ictus che la paralizza per qualche momento: ed è in quell’istante di grandissima tensione tragica, in quella frazione di secondi interminabili e infiniti che si concentra il dramma dell’esistenza dei due protagonisti. Lo sguardo di Anne è fermo, immobile non risponde alle domande di un Georges terrificato e spiazzato che sembra non voler accettare la condizione della moglie. Una seconda paralisi porterà la donna a un decadimento sia fisico che psicologico e metterà Georges a dura prova: nonostante le richieste di aiuto da parte di una figlia non molto presente fino ad allora, ma comunque conscia del destino della madre, l’uomo si attiene alla promessa fatta da Anne di non ricevere  cure da un ospedale e decide lui stesso di badare  alla moglie ormai inferma e sul letto di morte. Si prefiggerà così,  per lui, uno straziante e lancinante supplizio, di cui lo spettatore ne è già a conoscenza, come anticipato nel prologo. Attraverso un lento e rigoroso  movimento della cinepresa, che si aggira negli interni della casa dei due in una Parigi solamente intravista, Haneke è riuscito a portare in scena  l’altra faccia  complementare dell’amore ovvero la grande afflizione che matura in un destino a cui tutti siamo  rivolti :  e lo fa in modo diretto, lucido e senza filtri, rendendoci sempre più partecipi del dramma e soprattutto più consapevoli del fatto che bisogna afferrare ogni attimo dell’esistenza perchè- come disse Anne- “è bello vivere... vivere così a lungo!".

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